La rivista di New York

NARRAZIONE | Usare l’origami come strumento narrativo
Come madre, come nipote
Laura Rozenberg
Combinando alcuni semplici metodi di origami, Kyo Araki ha ricreato splendide scene ed eventi tradizionali di Kyoto, dove è nata nel 1904. Ha utilizzato strisce, quadrati e rettangoli di splendida carta giapponese e ha disposto le figure risultanti in narrazioni pittoriche descritte da titoli poetici come “Il Monte Fuji e il treno super espresso”, “Il corteo delle donne dei fiori”, “Il padiglione d’argento”, “La montagna e il fazzoletto” e “Il laboratorio delle bambole”.
Il suo primo libro, Kyo Origami, fu pubblicato nel 1973 e suscitò immediatamente l’interesse degli appassionati occidentali di origami. Il fatto che fosse corredato da testi in inglese e da una prefazione scritta da Lillian Oppenheimer, direttrice dell’Origami Center of America, contribuì al suo successo.
Una delle allieve più dotate della signora Araki
è Minori Shimizu, sua nipote.
Ha raccontato al giornale The Paper di aver imparato l’arte dell’origami all’età di tre anni direttamente da sua nonna, ma per molti anni ha sviluppato la sua vena artistica come musicista. Dopo essersi laureata al Kunitachi College of Music di Tokyo, la signora Shimizu si è recata in Italia con una borsa di studio per continuare la sua carriera musicale. Si è dedicata all’origami solo quando ha cercato
un modo per aiutare a raccogliere fondi per le vittime dello tsunami del 2011 in Giappone.
Seguendo i modelli e lo stile di sua nonna, ha continuato a interpretare leggende e favole, con particolare attenzione allo spirito poetico del Giappone. “Cerco di creare scene espressive, quasi come se ‘dipingessi’
con l’origami”, ha affermato. Tra i suoi riconoscimenti, ha ricevuto il primo premio nel 2013 alla 10ª Biennale D’Arte Internazionale di Roma.